Si è tenuto sabato 23 settembre il Pitch di presentazione dei 10  progetti in gara. La giuria, ha selezionato i tre soggetti vincitori che si sono aggiudicati la produzione del corto. 

I tre soggetti documentario vincitori sono:

"Io mi chiamo" - di Roberta Costantini

Il documentario vuole raccontare la particolare difficoltà che si trovano a dover affrontare le donne straniere nel nostro paese e le sfide che devono affrontare per integrarsi perfettamente nella società. A differenza dei mariti e dei figli che apprendono la lingua italiana al lavoro e a scuola, queste donne si ritrovano, loro malgrado, a restare in casa tutto il giorno, senza possibilità di conoscere persone e trovarsi un lavoro a causa, appunto, della loro scarsa o nulla conoscenza della lingua. Le donne diventano dipendenti dai figli e dai mariti e si ritrovano protagoniste di una situazione destabilizzante per cui devono essere aiutate dai loro figli e non possono aiutare questi ultimi.

MOTIVAZIONE DELLA GIURIA:

l’opera è stata selezionata per l’idea di integrazione che essa offre attraverso una prospettiva unica, quella del pensiero femminile percepita soprattutto da un punto di vista strettamente socio-linguistico, basato su scambi dialettici di persone provenienti da ambienti sociali distanti e diversificati, il tutto attraversando un parallelismo narrativo costruito intorno alle difficoltà filologiche di chi si trova a vivere lontano dal proprio paese, dalla comunità culturale di appartenenza, quindi da un possibile aiuto immediato, tangibile e concreto.

"Sì(Amo) Arcella" - di Lisa Marinetto

Il racconto per immagini di un quartiere. Tre amici indagano la vivacità, la bellezza e la multiculturalità di un quartiere attraverso il loro sguardo fotografico. Mi sono chiesta “Può la fotografia raccontare una città?”. Assolutamente sì. Una fotografia basta guardarla ed è già storia. Diceva il fotografo di reportage Robert Capa che se una foto non ti è venuta bene è perché non ti sei avvicinato abbastanza. E non intendeva solo la vicinanza fisica, ma anche e soprattutto quella emotiva.
In questo documentario racconto di vicinanze, di sguardi, di racconti, di vite degli altri che sono anche le nostre.

MOTIVAZIONE DELLA GIURIA:

l’opera è stata selezionata per la sua ricerca foto-giornalistica a forte impatto etnologico, laddove la fotografia diventa espressione di una caleidoscopica ricerca culturale diversificata nelle culture che essa unisce e rappresenta, essendo questa la raffigurazione di un quartiere ricco di atmosfere umanizzanti, lo spazio simbolo di una Padova che si scopre nella sua energia culturale multietnica, variopinta, figlia di un arcobaleno insieme utopistico e concreto, che unisce sia forme diverse di pensiero sia abitudini e modi di vivere.

"Il cavalcavia" - di Paola Cosma

Sara è una delle tante ragazze che è riuscita a superare il pregiudizio sul quartiere più “caldo” e sempre in prima pagina di Padova. Sara è andata a vivere in quel quartiere che tutti le avevano sconsigliato, e io ho scoperto come pian piano ha trovato il coraggio di trasferirsi nella zona stazione.

MOTIVAZIONE DELLA GIURIA:

l’opera è stata selezionata per la sua centralità tematica espressione di un valore aggiunto nel simbolo patavino, quello del cavalcavia sito nei pressi della stazione ferroviaria, che unisce e separa la città conosciuta, monumentale, oleografica, con il quartiere dell’Arcella, spazio simbolo del “mondo altro”, antropologicamente multiforme carico di contraddizioni, il tutto visto dallo sguardo di una giovane coppia che cerca di trovare un non facile equilibrio al riparo da un disagio sociale latente.

Una menzione speciale è stata assegnata a “Condominio Belvedere”di Eugenio del Nobile e “Tu e io” di Tommaso Bellini